Disumanizzarci non può essere una “soluzione”

Il Reddito di cittadinanza, cioè la misura a sostegno delle persone in difficoltà e in cerca di lavoro, è certamente un tema che ha fatto discutere politica e società. In questo scorcio di estate torrida, surriscaldata dalla campagna elettorale, accende ancor più il dibattito pubblico, facendosi uno dei terreni di scontro chiave in vista delle elezioni.

 

Reddito di cittadinanza: le cifre

“Nei primi sette mesi del 2022 si contano un totale di 1,61 milioni di nuclei familiari percettori del reddito e della pensione di cittadinanza” scrive l’Osservatorio su reddito e pensione di cittadinanza aggiornato dall’INPS e diffuso il 30 agosto 2022. “Sono 3,52 milioni le persone coinvolte e, in media, l’importo del sussidio mensile ammonta a 551 euro”.

“Come nelle precedenti analisi effettuate, anche i nuovi dati confermano che è al Sud e sulle Isole che si concentra il numero maggiore di beneficiari: sono in totale 1,7 milioni le persone coinvolte, contro i 443 mila del Nord e i 340 mila del Centro. Nel mese di luglio sono 1,17 milioni i nuclei familiari che hanno percepito il reddito o la pensione di cittadinanza, per un totale di 2,49 milioni di persone e un importo medio pari a 551 euro, 582 euro per il reddito di cittadinanza e 272 euro per la pensione di cittadinanza. Numeri che salgono se si considerano i dati relativi al periodo da gennaio a luglio e coloro che hanno percepito almeno una mensilità del sussidio: si tratta di un totale di 3,52 milioni di persone beneficiarie, ossia 1,61 milioni di nuclei familiari”.

“Guardando alla composizione specifica della platea dei beneficiari” conclude il documento dell’Osservatorio” emerge che sono 2,17 milioni i cittadini italiani, 226 mila gli stranieri extra comunitari con permesso di soggiorno UE, 88 mila gli europei e 5 mila familiari di persone straniere o titolari di protezione internazionale”.

Alla luce di questi dati, si può delineare un giudizio netto e inequivocabile riguardo all’impatto sulla collettività di questa ingente – e costosa – misura di sostegno? Un dato è certo e dovrebbe credo far riflettere: nel 2021 il Rdc è costato allo Stato 8,8 miliardi di euro, ma finora solo il 4,2% dei beneficiari ha trovato lavoro.

 

Il reddito di cittadinanza: le proposte di modifica

Sebbene tutti i partiti concordino sostanzialmente sul fatto che qualcosa sul funzionamento del Reddito di Cittadinanza vada cambiato, le ricette proposte sono tante e variegate. Il Centrodestra si divide tra il riformare la misura o abolirla del tutto. Il Partito Democratico vorrebbe invece aumentare gli importi alle famiglie numerose, che oggi sono svantaggiate rispetto ai single, eliminare i disincentivi al lavoro e ridurre il requisito minimo di dieci anni di residenza in Italia. Il Movimento 5 Stelle rafforzarlo e monitorare le strutture antifrode. Il Terzo Polo vorrebbe consentire alle agenzie private di affiancare i centri per l’impiego e togliere il sussidio dopo il primo rifiuto di un’offerta di lavoro.

Ritengo, condividendo molto del pensiero scritto da Pietro Marzano e pubblicato il 28 agosto scorso da “Il Sussidiario”, (lo trovate qui) che politica, opinion leader, stampa o semplici cittadini che si sia, continuiamo a trascurare il punto essenziale.

 

Reddito di cittadinanza e responsabilità individuale

Al di là dei tecnicismi del reddito di cittadinanza in quanto “soluzione”, di cui in Italia siamo stati certamente pessimi esempi (come riportato anche nell’articolo), continuiamo a ricorrere a “soluzioni” che deresponsabilizzano, demotivano e depotenziano il singolo individuo, riducendolo ad un essere umano sempre più privo di sogni, fiducia, ambizione, aspirazione e speranza. Si tratta insomma di misure che lo rendono fortemente dipendente dai soli bisogni.

In sostanza, esseri umani che di “umano” hanno sempre meno e che – inconsapevolmente, perché ingannati – abdicano alla loro natura distintiva e si lasciano tramutare sempre più in “macchine”, in una specie di automi incapaci di scorgere alcuna prospettiva oltre ai pochi, ripetitivi input ai quali vengono esposti.

Stiamo insomma colpevolmente ignorando il fatto che il tempo per innescare una direzione contraria è praticamente finito. E che incentivando la creazione di una generazione di automi, il cerchio si chiuderà del tutto. A quel punto sarà troppo tardi e a nulla servirà il rimpianto di chi avrebbe potuto scendere in campo per invertire la rotta.