Recentemente ho prima ascoltato e poi letto su The New York Times un'intervista fatta a Peter Thiel, il cui titolo ("Peter Thiel e l'Anticristo. ...
E in effetti è oltremodo difficile non condividere queste affermazioni e i timori che ne derivano. Come è difficile non concordare sul dato di fatto che la tecnologia come la globalizzazione, e la spasmodica e inarrestabile ricerca dell’innovazione in tutti i settori in cui l’uomo si manifesta ed esprime, uniti alla possibilità di spostarsi con grande facilità, sia fisicamente sia virtualmente, abbiano messo ciascuno di noi nella condizione, talvolta nella costrizione, di sentirci insicuri e disorientati pur nei confini del nostro personalissimo mondo ordinario. Insicuri, disorientati, ma spesso anche infelici.
Perché lo facciamo? Perché se sappiamo benissimo che ciò che ci rende felici è, oltre alla soddisfazione dei nostri bisogni primari, avere relazioni sociali di qualità. Invece, nonostante le 6 ore e i 49 minuti che ogni giorno trascorriamo connessi, nonostante abbiamo sempre in tasca la porta d’ingresso al nostro network di relazioni, non siamo felici.
Secondo una recentissima ricerca di GlobalWebIndex siamo anche preoccupati. A livello globale la preoccupazione sul modo in cui la tecnologia si è radicata nella quotidianità delle nostre vite è cresciuta spaventosamente: se nel 2013 a ritenere che ci stia complicando e non poco la vita, era un quarto della popolazione internet, nel 2019 lo pensava un terzo. Più in fretta ne diverremo consapevoli, più ne godrà il nostro pianeta. Avere piena consapevolezza di cosa ci rende veramente felici e soddisfatti è un mezzo di difesa per liberarci dalla trappola in cui siamo caduti. Una trappola che ci ha portato ad avere relazioni umane mediate da strumenti tecnologici che tolgono all’uomo la sua centralità.
Come più e più volte ho avuto modo di dire, dovremmo tenere sempre a mente che «la gente dimenticherà quello che hai detto, dimenticherà quello che hai fatto ma non si dimenticherà di come l’hai fatta sentire».
Che poi, a farci caso, quella user experience di cui oggi ci si vanta tanto e tanto si parla, non è altro che la vita la quale da sempre è experience (esperienza), siamo noi che invece ci siamo lasciati distrarre e continuiamo a credere che sia fare esperienza di prodotti, servizi o piattaforme digitali.