La febbre del trading

Pare che per i millennials americani che percepiscono denaro tramite sussidi e politiche fiscali messe in atto dal governo per far fronte all’emergenza causata dal Covid 19, il periodo di lockdown sia stato galeotto sotto molti aspetti poiché ha permesso loro di scoprire il fascino del trading sui mercati finanziari. I numeri che emergono dalle piattaforme di trading raffigurano un quadro di crescita esponenziale. Solo per fare un esempio, gli utenti di WallStreetBets, una delle community più conosciute, oggi sono un milione e trecentomila quando solo un anno fa non arrivavano a seicentomila. Che il fenomeno stia dilagando lo dice anche un broker nato nel 2014 con la chiara missione di dare ai poveri ciò che ha rubato ai ricchi, non a caso si chiama RobinHood, il quale oltre a confermare che è qui che finiscono i 1200 dollari ricevuti attraverso la helicopter money e i 600 dollari mensili presi come sussidio di disoccupazione, evidenzia che questa nuova leva approdata sui mercati, dei mercati non conosce nulla, non osserva e non studia i bilanci delle società e non si preoccupa di sapere quel che sta facendo. Tant’è che investendo non punta solo su titoli enormemente noti quali Apple, Amazon o Tesla ma anche su aziende in crisi. Questo contribuisce a drogare il mercato come è successo per esempio con Hertz che ha portato i libri contabili in Tribunale per il grave dissesto finanziario derivato dal lockdown. In un primo momento ha visto precipitare il titolo da 21 dollari a 50 centesimi, ma poi, da quei minimi che lo davano per spacciato, il titolo ha iniziato a rimbalzare grazie a questi “scommettitori”, tanto da indurre la società a chiedere al giudice fallimentare di poter fare un aumento di capitale per un miliardo di dollari a fronte dei 17 del suo debito e il giudice lo ha concesso. L’aspetto deleterio risiede nel fatto che non investono, non impiegano i risparmi in un’ottica di conservazione o di produzione di un frutto, scommettono come farebbero a un tavolo da gioco di Las Vegas consapevoli di farlo. Che il denaro abbia una propria forza che agisce con la sua propria energia, è innegabile, tuttavia una forza non esprime mai la propria polarità in maniera assoluta ma solo relativa, è la sua relazione col contesto in cui si manifesta che ne determina la polarità. Solitamente il denaro viene demonizzato o esaltato, ma difficilmente lascia indifferenti. L’importanza che gli diamo dipende sostanzialmente dal fatto che le nostre decisioni su di esso sono spesso prese in condizioni di incertezza e di conoscenza limitata. Essere ricchi calma la nostra inquietudine, ma è chiaro che il piano di manifestazione di queste influenze è inconscio e di natura prettamente emotiva, e subentra nei momenti in cui le più superficiali e instabili convenzioni si sono indebolite. Personalmente ritengo che la finanza sia una parte dell’economia e che l’economia nel suo insieme debba aspirare a diventare altro. Debba tornare a essere un’arte, quella che si impegna a produrre prosperità per tutti e non ricchezza, che tra l’altro è sempre più una prerogativa di pochi. La ricchezza, non mi stancherò mai di ripeterlo, non necessariamente contiene la prosperità, mentre al contrario la prosperità contiene sempre la ricchezza. La prosperità si genera anche grazie al profitto che ovviamente non deve essere criminalizzato, ma non si limita a rappresentarne la dimensione esclusivamente materiale dell’accumulo inutile dunque sterile, arriva a pervadere beneficamente anche la sfera intellettuale ed emotiva degli individui contribuendo a definire quello stato di benessere complessivo nel quale è possibile parlare di sviluppo e di crescita. Nel periodo precedente la pandemia il capitalismo lineare dell’accumulo stava vedendo il suo bagliore appannarsi in virtù di una crescente consapevolezza della sua non sostenibilità, tuttavia purtroppo la nostra cultura, a cui vogliamo tornare nella vana illusione che il ritorno a quella normalità sia il massimo cui ambire, ci illude portandoci a considerare il denaro come il mezzo più veloce ed efficace per ottenere libertà, offuscando però la nostra ragione e il nostro sentimento, e facendoci confondere ciò che è un peso con ciò che è leggerezza, ciò che è prigione con ciò che è libertà. Ma non dobbiamo farci fuorviare, il cambiamento verso un’Economia Sferica è sempre più necessario e questo è il momento giusto per farlo. Tocca a ciascuno di noi attivarsi nella propria sfera di influenza affinché l’occasione non sia sprecata.