Alessandro Silvello, dalla Madre alla Coscienza

Madre Terra, Madre Natura, Madre Chiesa, Madre Patria… per indicare tutto ciò che di più alto, primigeno e fecondo ci sia sopra le nostre individualità, usiamo la parola “madre”. La madre è colei che dona la vita, genera e nutre, da sempre. In tutte le civiltà umane, di ogni paese e di ogni epoca, la cosmogonia è uno dei miti più importanti. L’idea più diffusa è quella che vede la dea che rappresenta la Terra unirsi al dio che rappresenta il Cielo per generare gli altri elementi della natura e gli esseri viventi. Nel mito greco, Gea (o Gaia in greco ionico) cioè la Terra, è la materia originaria da cui prendono vita tutte le cose. Prima di Gea, stando a uno dei primi poeti greci di cui abbiamo notizia, Esiodo, esisteva solo il Caos, cioè l’indistinta e oscura confusione del tutto.

Con la parola “coscienza” si intende comunemente la conoscenza che l’individuo ha di sé stesso e del mondo esterno con cui è in rapporto, della propria identità e dell’insieme delle proprie attività interiori. In fondo, se ci pensiamo, la coscienza è una sorta di madre che ci aiuta a far luce nella materia caotica della nostra vita e fa nascere la nostra identità di esseri umani, la nutre, la alleva e la orienta.

A chi si riferisce, dunque, Alessandro Silvello, ospite questa settimana al Tempo dei Nuovi Eroi che conduco su Radio Italia, quando parla del “grande maestro” che è dentro di lui? Alla sua coscienza di giovane individuo oppure alla madre, da cui dice di avere ricevuto insegnamenti a lui più utili a discernere e comporre la propria gamma di valori?

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