Il caso “Kirk”: l’ipnosi del potere e la pedagogia dell’impotenza

(ispirato a un articolo di Jianwei Xun)

Negli Stati Uniti non c’è mai stata così poca libertà di espressione; e presto li seguirà il mondo intero. La libertà non è più un principio, ma un marchio da brandire o ritirare a piacere. Questa è la logica ipnocratica: il potere non si nasconde, ma si mostra apertamente. Non serve coerenza né ipocrisia: basta l’arbitrio. E così accade che...

...Karen Attiah scrive su Bluesky che "parte di ciò che mantiene l’America così violenta è il continuo insistere affinché le persone dimostrino cura e assoluzione verso uomini bianchi che sposano odio e violenza". Viene cacciata dal Washington Post in tre ore.

...Matthew Dowd afferma su MSNBC che “le parole d’odio portano ad azioni d’odio”. Licenziato la sera stessa.

...una professoressa della California pubblica su Instagram: “Non riesco a provare molta compassione, sinceramente”. Sospesa il giorno dopo.

...un marinaio della Guardia Costiera condivide un meme. Sotto inchiesta militare.

...il database Expose Charlie’s Murderers il giorno dopo l’omicidio pubblica quarantuno nomi di presunti colpevoli di “mancato rispetto a Kirk”. Il Dipartimento di Stato revoca visti, il Procuratore Generale minaccia persecuzioni per “hate speech”.

Tutto questo, mentre la stessa amministrazione che accusava Big Tech di censura ora orchestra la più vasta campagna di repressione professionale della storia recente.

 
Il messaggio è chiaro:
"Possiamo distruggere chiunque, in qualsiasi momento, e voi non potete fare nulla".

Ed è qui che la coscienza collettiva viene spezzata. Non con la menzogna, ma con la verità resa impotente. Non con l’occultamento, ma con l’eccesso di visibilità. Tutto è documentato, tutto è certificato, eppure nulla cambia. E Gaza è il luogo in cui questa dinamica raggiunge la sua forma più terribile: genocidio sotto gli occhi del mondo, dichiarato, ammesso, contabilizzato. Eppure la paralisi rimane.

Questa pedagogia dell’impotenza è il cuore dell’ipnosi del potere.

Ma lo Sferismo ci insegna che la coscienza non è destinata a rimanere schiava di questa trance. La Sfera, simbolo dell’armonia e del centro, ci ricorda che ogni individuo custodisce in sé un tri-potere non confiscabile: la coscienza, l’anima, lo spirito.

Il sistema vuole che vediamo e non agiamo, che sappiamo e non possiamo. Vuole spezzare l’anello tra conoscenza e trasformazione. Ma è proprio lì che può nascere il risveglio: quando comprendiamo che l’impotenza che sentiamo non è nostra, ma indotta. È un’illusione, un’ipnosi collettiva, una gabbia senza sbarre.

Resistere significa allora custodire la coscienza come spazio inviolabile. Significa ricordare che la verità non perde forza solo perché è resa inefficace sul piano esteriore. Nominare l’ingiustizia, anche quando pare inutile, è già un atto di liberazione dell’anima. È il primo respiro fuori dall’ipnosi.

L’ipnocrazia non vince solo perché mostra la nostra impotenza, ma perché ci spinge ad accettarla come destino. Ma lo Sferismo ci indica un’altra via: la possibilità di riportare tutto al Centro, dove la coscienza si riconnette al suo potere originario, ridesta l'essenza dell'anima, e ritorna in contatto con lo Spirito.

Non possiamo fermare personalmente le bombe su Gaza né i licenziamenti arbitrari, ma possiamo rifiutare la normalizzazione. Possiamo coltivare comunità di risveglio, dove la Sfera diventa forma di resistenza spirituale e politica insieme. Nel regime dell’ipnosi collettiva, il vero terreno di lotta non è il potere esterno, ma la coscienza interiore, la riconnessione indissolubile con l'Amore.

È lì che si gioca la partita.
È lì che può nascere il risveglio.
È lì che si fa la rivoluzione.
È lì che viene il tempo dello Sferismo.