Tutti prendono i limiti della loro visione per i limiti del mondo

 
Un breve articolo di Panorama di poco tempo fa evidenziava un dato strabiliante: il mondo oggi ha più barriere di quante non ne abbia mai avuto nella storia moderna. Oltre 28mila chilometri lineari di muri (oltre il doppio del diametro terrestre) che separano Paesi e, ancor più terrificante, che separano ricchi e poveri delle stesse città. Il mondo sta tornando vorticosamente a dividersi, a proteggersi, a chiudersi in se stesso, su se stesso, e lo fa in un momento storico molto particolare per la nostra specie, nel quale siamo globalmente catapultati in una realtà compressa tra due dimensioni fra loro anacronistiche: in una di queste siamo proiettati nel futuro dall’accelerazione innescata dalla tecnologia esponenziale che sta pervadendo tutti i campi della nostra esistenza; nell’altra stiamo al contempo sprofondando in un passato primitivo disegnato da chilometri di muri, barriere, steccati di filo spinato innalzati a difesa delle nostre terre per esorcizzare quella paura ancestrale di una invasione fisica delle stesse, che credevamo fosse invece un fantasma oramai relegato alle pagine dei libri di storia medievale. Siamo forse entrati in un nuovo tempo senza volerlo? E ora vorremmo erroneamente tornare al vecchio tempo per paura? Io invece credo il tempo che verrà – che è già arrivato! – sarà il nostro tempo, purché lo si voglia, e sappia, accogliere.
 
Nel mio primo libro pubblicato lo scorso Settembre, “Il Tempo dei Nuovi Eroi” (Mondadori, 13 euro), ho scritto proprio di questo particolarissimo momento storico, provando a provocare il lettore con delle suggestioni su come divenire protagonisti di questo viaggio eroico che siamo stati chiamati ad intraprendere in questa nuova epoca e che ho poi scandito, tappa dopo tappa, lungo le pagine del primo capitolo del libro – ‘il Mondo ordinario’ – in cui provocavo così: Chiunque di noi può dividere il racconto della storia della propria esistenza in due parti essenziali: quella vissuta in una condizione di ordinarietà e quella vissuta in una condizione di straordinarietà. La prima dimensione della storia la chiameremo Mondo Ordinario, la seconda Mondo Straordinario. Per tutti noi il Mondo Straordinario appare tale solo nel momento in cui lo confrontiamo col nostro Mondo Ordinario. Il Mondo Ordinario è quello in cui inizia la storia di ogni Eroe, ma è nel Mondo Straordinario che l’Eroe si realizza per poi ritornare, a fine avventura, totalmente nuovo, rinato, al suo Mondo Ordinario. Che però ordinario, da quel momento in poi, non lo sarà mai più. È sempre in una condizione di ordinarietà che l’Eroe entra in scena, è in essa che l’Eroe riceve le prime indicazioni che lo gettano nell’avventura.Bene! Noi siamo quegli Eroi, ma per riuscire nella nostra avventura e non venire sconfitti dobbiamo accettare la sfida che la vita ci lancia invitandoci ad entrare in quel Mondo straordinario che non corrisponde alla nostra visione ordinaria delle cose.
 

“Tutti prendono i limiti della loro visione per i limiti del mondo” diceva Schopenhauer, e noi oggi stiamo commettendo questo gravissimo errore: ridurre il mondo ai limiti della nostra visione, delle nostre idee, delle nostre convinzioni, includendo solo cosa vi corrisponde ed escludendo cosa non lo fa, fino a lasciarlo violentemente fuori dal nostro mondo. A qualunque prezzo, a qualunque costo, a qualunque condizione. Così facendo ci arrocchiamo dietro dei muri, difendendoci da chi si espande verso il nord del mondo, ricco e opulento, alla ricerca di una nuova vita, da chi sfugge alle guerre e alle carestie e punta verso l’occidente. Così facendo affermiamo un modello di mondo al contrario che non resisterà alla pressioni perché ha la sua debolezza proprio in ciò che vuole difendere a tutti i costi. E come se non bastasse tutto questo, all’interno delle stesse città abitate da concittadini uguali in tutto eccetto che nel reddito, difendiamo la nostra ricchezza alzando muri che separano quartieri poveri e ricchi. Siamo ciechi. Sciocchi. Anche un po’ ignoranti.Ignoriamo infatti un dato ancor più ovvio della semplice statistica: se è vero che, stante ai dati presentati da Oxfam all’ultima edizione del World Economic Forum di Davos a gennaio di quest’anno, otto miliardari possiedono una ricchezza pari alla metà più povera del resto del pianeta, non capiamo il dato essenziale: chi gestisce la piramide è la base (3,5 miliardi di individui) e non il vertice (gli 8 miliardari), perché è la base che ne regge tutto il peso. Se la base è d’argilla la piramide prima o poi crollerà, e il vertice, cadendo dall’alto, sarà quello a farsi più male.

La riflessione dovrebbe quindi focalizzarsi su come sia utile, nell’interesse del pianeta, e quindi del genere umano, definire delle regole di distribuzione della ricchezza anche a questa base. Perché Noi siamo tutti Uno. Io non sono migliore di te, io al massimo posso essere solo più progredito di te. E per questo, poiché da te dipendo, qualora fossi veramente più progredito, devo occuparmi anche del tuo progresso; il che non è (solo) costruire pozzi in Africa dove manca l’acqua – perché quello è mantenimento di una condizione di inferiorità dell’altro –, è piuttosto insegnarti a scavare un pozzo che ti renderà indipendente da me.L’antidoto alla povertà non è solo distribuire la ricchezza, è anche facilitare l‘acquisizione di consapevolezza da parte di chi è più povero che può migliorare le sue condizioni di vita grazie anche a se stesso, a una sua nuova visione della vita, a una nuova passione per la vita stessa e a un rinnovato amore per essa, oltre che più denaro per una maggiore dignità nelle nostre esistenze.

“È solo dando che si riceve. E solo morendo che si rinasce a vita nuova” diceva San Francesco. Se vuoi essere un vero Eroe, dunque, pensa agli altri e chiediti “cosa potrei fare per renderli felici?”, ti scoprirai inaspettatamente più felice, e soprattutto più utile. Nelson Mandela, uno che ha vissuto più in prigione che da uomo libero, è stato testimone della Libertà delle idee nobili, la più abbondante delle ricchezze. Egli non si è schierato sulla dominazione dei bianchi sui neri o viceversa, e nemmeno ha dichiarato che tutti i colori fossero uguali; con la sua vita Mandela ha affermato che non esistono i colori! Che è un principio molto più evoluto dell’uguaglianza delle razze; è la consapevolezza che c’è spazio per tutti in questo luogo abitato dal genere umano.

Clicca qui per acquistare “Il Tempo dei Nuovi Eroi”!