Mario Cucinella, innovare le città per ritrovare empatia con l’ambiente

Palermo Capitale Italiana della Cultura è stata un’esperienza dai significati cruciali: riportare al centro la storia, rimettere il mediterraneo al centro del mondo. Un messaggio forte e chiaro di dialogo, di incontro tra le varie nature-culture umane con la necessità di coltivare valori in maniera concreta e per il bene comune.

Su questo meraviglioso terreno, il magazine della Mediolanum Corporate University Centodieci ha seminato nei mesi scorsi la sua proposta culturale, imbastita di incontri con personalità straordinarie di diverse provenienze culturali e professionali. Attraverso la trasversalità di contenuti prende forma il mosaico dal quale germogliano nuove idee e nuove visioni per il nostro futuro.

In questa sezione del blog, intendo condividere con i lettori del blog questi straordinari contributi, vissuti live da migliaia di persone nello splendido teatro Politeama palermitano e in altri luoghi storici della città: gioielli di umanità e di pensiero, riflessioni da portare con noi nei mesi e anni a venire. 

Per Mario Cucinella la sfida dell’innovazione riguarda prima di tutto la necessità di rinnovare il ruolo delle città, il rapporto che esse intrattengono con l’Ambiente. Qualcosa è cambiato e lo si capisce anche dalla partecipazione dimostrata da un numero crescente di cittadini, che si riuniscono in comitati per curare e potenziare il verde pubblico, o chiedono di ideare e costruire scuole migliori per i propri figli. Partecipare significa insomma farsi carico di responsabilità collettive, ed è il dato positivo che emerge dalla contemporaneità. La partecipazione è anche quella, necessaria, degli artisti. Camminando per il Cretto di Burri a Gibellina, mirabile esempio di land art, in questo video Cucinella ragiona inoltre sulla necessità storica di una nuova alleanza tra i due mondi, oggi dissociati, dell’arte e dell’architettura.  

“E’ da 200 anni che esiste l’energia e da quando la usiamo si è spezzato il rapporto con l’ambiente, perché l’abbiamo utilizzata come se non avesse limiti. In questi due secoli che hanno cambiato la vita delle città, questo utilizzo senza freni ha presentato un conto. Dobbiamo dunque ritrovare l’empatia e la complicità con l’Ambiente, le città devono innovarsi per ricoprire un ruolo nuovo. Le persone hanno capito che abbiamo un problema e si mettono in gioco. E così dovrebbero fare gli artisti, il cui contributo per rinnovare le città è determinante. La Partecipazione può insomma diventare un modello. E se la politica tornerà ad ascoltare i desideri delle persone, potremo aprire una stagione nuova”.